Essere lievito nella società

Progetto integrato di formazione sociale cristiana attraverso la conoscenza e l’approfondimento della Dottrina Sociale della Chiesa

Da più parti e da soggetti diversi è stato espresso il desiderio di creare un luogo di confronto tra cattolici impegnati nel lavoro, nel sociale e in responsabilità pubbliche. Siamo convinti che la Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) è l’elemento comune di riferimento per un confronto tra soggetti diversi per sensibilità e azione ma convergenti nella costruzione del bene comune. La diversità dei soggetti e dell’operatività non sono dispersive ma arricchenti se sono fortemente condivise e trovano nei seguenti riferimenti un punto in comune:

  • il riferimento alla DSC nella sua completezza;
  • la condivisione di una causa;
  • un progetto integrato, coniugato a livelli diversificati ed espressione di una visione unitaria e condivisa dell’insegnamento sociale cristiano;
  • una strutturazione operativa che prevede un luogo di confronto attraverso la costituzione di gruppi a livello territoriale.

La chiarezza di una causa e il riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa

Per animare una rinnovata presenza di cristiani laici capaci di dedizione e di servizio sulla difficile frontiera dell’impegno sociale, economico e politico-istituzionale, riteniamo che si debba preliminarmente convenire su due assiomi fondamentali.

1 Passione per la causa cattolica e passione per la promozione del bene comune: con questa espressione — oggi certamente non di moda, anzi in qualche modo sospettata, e però permanentemente provocante — è da intendere l’intreccio dei seguenti elementi:

  1. la convinzione profonda che i valori cristiani, quali presentati dalla Dottrina Sociale della Chiesa cattolica, identificano la verità dell’uomo e il tessuto etico fondante la società tra gli uomini;
  2. la passione perché questa concezione dell’uomo e delle relazioni con gli altri uomini si realizzi nella storia, in forme concrete anche se sempre imperfette: ne va di qualcosa di grande, c’è in gioco — sia pur in termini ‘penultimi’ e strumentali, com’è nella natura delle cose — l’autenticità del destino personale e collettivo;
  3. la coscienza che tale convinzione e tale passione diventano “compito”, cioè responsabilità e impegno irrinunciabili, sia pur in diverse gradazioni, che danno volto e senso all’identità concreta del cristiano laico;
  4. la consapevolezza, custodita con coscienza pura, che questo compito supera l’interesse personale e familiare, e può domandare rinunce e sacrifici che si giustificano per se stessi, in nome della ‘causa’, senza bisogno di ricompense e di carriere, fino alla disponibilità a lasciare i posti o a esser “messi fuori” pur di non tradire;
  5. l’avvertenza che tale compito è urgente, sia perché la politica, se è limitata nel fare il bene, può essere smisurata nel fare danni, sia perché c’è da rendere ragione della capacità di incidenza storica del cristianesimo in termini oggettivi (progettualità politica) e soggettivi (testimonianza di uomini politici capaci di vero servizio al bene comune).

2 L’impegno si articola come progetto e programma nell’ottica dell’umanesimo plenario di cui ha parlato Paolo VI. Non è possibile promuovere un impegno forte e stabile dei cristiani laici se il loro apporto alle situazioni viene ridotto al semplice affrontare di volta in volta i singoli problemi che si pongono in un’agenda dettata dalla casualità o da attenzioni meramente pragmatiche, sia pur nella luce dei valori cristiani. Occorre un’idea, una visione e una prospettiva più ampie. Senza dimenticare i limiti intrinseci della concretizzazione economica, sociale e politica — che non può portare “salvezza” e spesso neppure “risolvere” le questioni quanto più queste investono le dimensioni antropologiche profonde e chiedono la disponibilità delle coscienze e delle libertà — è necessario tuttavia avere una visione d’insieme della società e delle sue prospettive di progresso autentico nell’oggi e nel domani (almeno quello attingibile dalle nostre responsabilità). In altre parole, occorre un progetto alto: non irrigidito ideologicamente, ma caratterizzato da un’ispirazione unitaria che ordini le diverse mete da perseguire secondo una scala di valori, non escludendone peraltro nessuno: difesa/promozione della vita e della famiglia e lotta contro tutte le povertà; apprezzamento delle energie creative della società civile e rispetto/valorizzazione delle pubbliche istituzioni; diritti e doveri; sicurezza e legalità; federalismo e unità della nazione; sincera adesione all’edificazione dell’unità europea e rispetto dei principi di sussidiarietà; cura dei nostri giusti interessi e piena apertura alla cooperazione internazionale in chiave di giustizia e di solidarietà, impegno effettivo per la pace, ecc.