Un momento per te
Proposte per la riflessione personale
Voi siete la luce del mondo
Pubblicato sabato 15 febbraio 2014
Da Qumrâm².net: meditazione per l'adorazione Eucaristica della V domenica del Tempo Ordinario, anno A
Quando Gesù ha detto: «Voi siete la luce del mondo», non voleva certo dire: «Voi siete migliori degli altri uomini». Sarebbe stato un incoraggiamento al fariseismo che egli ha duramente condannato nella parabola del fariseo e del pubblicano. Sappiamo di non meritare un simile elogio dal Signore. Gesù, dopo la proclamazione delle beatitudini, voleva dire: «Chi vive questo progetto di vita rende un grande servizio al mondo». Voleva cioè mettere in guardia contro la povertà e l'insignificanza storica della nostra fede.
Dobbiamo renderci conto che senza la testimonianza della nostra coerenza il Vangelo rischia di rimanere senza echi nel nostro ambiente. Gli uomini non riusciranno a coglierne la bellezza, non sentiranno il desiderio di farne l'esperienza. È la grande responsabilità delle comunità che riducono la fede ad un culto inefficace. Così rimaniamo ai margini della vita. Gli uomini seri cercheranno la giustizia, la libertà, ma senza sentire il bisogno di sentirci al loro fianco. Saranno piuttosto diffidenti nei nostri confronti, vedendoci rassegnati alla mentalità dilagante, abituati a convivere tranquillamente con i diffusi peccati sociali, senza il coraggio di prendere posizione per il rinnovamento della società.
Se siamo tranquilli conservatori difficilmente ci sentiranno dentro la storia viva come luce, cioè come ispiratori e anticipatori del futuro, capaci, come il sale, di dare un sapore nuovo alla convivenza umana. Gesù dice: «Il sale che perde il suo sapore non serve a nulla, viene gettato via e calpestato dalla gente». È un giudizio durissimo sull’insignificanza storica di tante comunità cristiane. La contraddizione tra il messaggio proclamato e la vita vissuta è così grande che quasi ci assale lo scoraggiamento. Ma la fede si rivela anche nella forza di vincere questa tentazione. Il Signore proprio a questo ci invita: a prendere coscienza della povertà della nostra testimonianza e a rinnovare il nostro impegno di essere protagonisti della rivoluzione culturale che la storia ci sta imponendo come unica scelta di sopravvivenza.
Dobbiamo difenderci dalle tentazioni denunciate dai profeti e dal Vangelo. La prima di queste tentazioni è un ripiegamento tutto spirituale nei gesti di culto. Non vogliamo né possiamo sottovalutare questi momenti importanti della vita cristiana, ma essi hanno senso solo nella misura in cui ci portano a scoprire la volontà di Dio e a trovare le motivazioni per agire in coerenza con questa scoperta. La preghiera deve portare alla conversione e all'impegno. Se essa ci porta solo a deplorare il male, attribuendone la responsabilità alle ideologie avversarie, questa preghiera non è autentica.
Una seconda tentazione è quella di una conoscenza solo teorica della nostra fede, che ha paura di confrontarsi con la cultura degli uomini e lascia scorrere la storia accanto a sé. È un impoverimento della nostra fede, perché fa del cristianesimo una realtà per studiosi, mentre il Vangelo è una parola sempre legata alle attese e alle domande degli uomini che la vita ci fa incontrare.
Una terza tentazione è la nostra diffidenza nei confronti delle analisi che ci aiutano a capire i meccanismi che perpetuano tra noi situazioni di ingiustizia. Il motivo dichiarato di questa diffidenza è che spesso gli autori di queste ricerche sono molto lontani dalla nostra collocazione ideologica e religiosa così da apparire inconciliabili con la nostra fede. In realtà dobbiamo ammettere che il nostro rifiuto di certe analisi sociali è spesso suggerito dal nostro radicato istinto di difesa di fronte alle esigenze di una vera conversione. Invece di raccogliere gli inviti a una fede più coraggiosa, preferiamo contestare le analisi scomode. Certo è facile essere spettatori che si dissociano da posizioni non condivise e si compiacciono dell'impotenza delle ideologie laiche a cambiare la società. Ma noi avremo un ruolo significativo nella società, saremo luce e sale, non con le polemiche e le condanne, ma solo con l'impegno di portare il nostro contributo di idee e il nostro coraggio nell’affrontare i sacrifici necessari per sconfiggere i nodi di ingiustizia che impediscono la crescita dell'uomo.
Per essere luce del mondo non serve l'isolamento religioso che ci fa sentire buoni, ma il coraggio di comprometterci nell'azione accanto agli uomini di buona volontà, con la ricchezza di intuizioni, la visione lungimirante e la disponibilità al servizio che ci vengono dalla familiarità con il Vangelo. Senza la presunzione di avere il monopolio della verità, i cristiani devono aiutare gli uomini a cogliere il senso profondo degli avvenimenti che segnano la nostra storia.