Un momento per te

Proposte per la riflessione personale

Un nuovo ordine di grandezza

Pubblicato martedì 19 febbraio 2013

[Guglie]

La decisione di Benedetto XVI ci ha sorpreso tutti. Le reazioni sono state molto varie. Non ritengo opportuno inseguire alcune interpretazioni fantasiose scritte su alcuni giornali o espressi da alcuni commentatori. (Annoto solo la tristezza nel vedere che spesso, essendo incapaci di capire, ci si affida al chiacchiericcio e al gossip). Vorrei tentare di rispondere alla seria richiesta di chi, per l’amore che ha per il Papa e per la Chiesa, si interroga per vivere, anche in questa storica circostanza, una rinnovata comunione.

Le testimonianze forti creano sempre domande perché per la loro forza e trasparenza hanno il potere di sconvolgere. Questa scelta di Benedetto XVI è una fortissima testimonianza della sua fede: la sua ferma convinzione che è lo Spirito Santo a guidare la Chiesa gli ha permesso di decidere di farsi da parte. Si vede qui non la debolezza di un uomo, ma la grandezza del suo affidamento al Signore e lo sguardo penetrante interprete della storia intesa come tempo guidato da Dio. La sua fragilità si riveste della grandezza dell’umiltà. La grandezza del suo gesto sta nel fatto che, nel Suo eclissarsi, ci mette immediatamente davanti a Dio. Sono scavalcati in un attimo tutti i ragionamenti, le opportunità, le convenienze, le mediazioni: Egli ha creato un vuoto affinché Dio risplenda come pienezza senza mediazioni umane. L’uomo si tira da una parte, scompare al mondo e ci introduce davanti al Tutto. È questione di grandezza: siamo chiamati a passare dal Dio della storia a Dio in sé.

Una seconda annotazione. Il Papa fa la scelta di dedicarsi alla preghiera. È questo un modo non secondario per essere presente nella vicenda umana. Scrive S. Giovanni Crisostomo: Chi prega ha le mani sul timone della storia. Benedetto XVI sceglie un altro modo per essere guida; non scappa dalla responsabilità, ma vuole tenere le mani sul timone della storia, non stando a capo ma pregando. La quasi incomprensibilità di questa scelta non sta nella fatica di capire come si possa rinunciare alla responsabilità del governo della Chiesa, ma nell’essere stati posti di fronte ad una modalità di presenza, che solo ora si realizza, ci fa toccare con mano come la preghiera non sia storicamente meno efficace dell’azione. Spesso l’efficacia della preghiera viene presentata come un’opportunità per chi non è più in grado di agire, rarissimamente viene messa sullo stesso piano dell’efficacia dell’azione da chi sta svolgendo un compito di alta responsabilità.

La scelta di Benedetto XVI esprime la Sua grande fede. La condivisione della sua scelta ha un effetto sulla mia fede: sono interiormente indotto a ridefinire la forza storica della mia fede. Siamo così introdotti in nuove grandezze. Un uomo così grande non poteva che invitarci a “prendere il largo”, introducendoci con la Sua scelta in una nuova lettura, visione e azione nella storia.

Don Adriano Vincenzi